Così Andreina Griseri (Itinerario di una provincia, 1974) segnala l’elevata torre di Castellino Tanaro: «… in val Tanaro si stacca la eccezionale torre di Castellino (per un’altezza di 52 metri [o 32?] e una circonferenza di 30 [o 32?]), già parte di un complesso che dominava la valle. Databile al sec. XIII, è da confrontarsi con la torre di Cortemilia e con altra, pure del Duecento, a Roccaverano …». La storica costruzione era il mastio dello scomparso complesso castellano, dapprima elencato solo quale bastia («bastitam») assegnata al marchese Ugo di Clavesana nell’incerto atto della divisione ereditaria tra i figli del marchese aleramico Bonifacio del Vasto, forse rogato nel 1142, poi passata quale castrum ai marchesi di Ceva ben prima del 1216. Interessante è un documento del 1387 nel quale il marchese Giovanni di Ceva ridefinisce gli accordi con la comunità locale, prevedendo pure che gli uomini di Castellino debbano provvedere alla custodia della porta del ricetto superiore del castello, inoltre che essi debbano riparare i danni ed aiutare il marchese «ad castellandum, riparandum et fortificandum castrum et turrim Castellini …».
L’«esile torre» cantata dal Carducci e visibile a grande distanza, è stata fatta erigere dai marchesi cebani. L’imponente fusto cilindrico, alto metri 32 (o 33) in cinque piani fuori terra e con una circonferenza di 32 metri, è realizzato in pietra da taglio. È sormontato da un terrazzo di sommità, il cui aggetto è determinato da tre ordini di archetti pensili, alternati da cornici a dente di sega.